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Gli Operai Nel Consiglio Di Amministrazione

Per la Granges, il colosso svedese che comprende acciaierie e società di spedizione, l'anno precedente era stato particolarmente favorevole e ora, marzo 1975, il consiglio d'amministrazione si stava riunendo per mettere ai voti unaumento del 10% sui dividendi da distribuire agli azionisti.
Uno dei consiglieri, Lennart Lindgren, si oppose all'aumento.
Addentrandosi in una dettagliata analisi, contestò l'opportunità di aumentare i dividendi data la situazione fiscale della società e diede così il via ad un dibattito che portò al riesame della decisione presa dal management.

Alla fine l'aumento dei dividendi fu approvato, ma non prima che la questione fosse stata sufficientemente approfondita.
Finita l'assemblea i consiglieri si diressero nei loro lussuosi uffici di dirigenti, mentre Lennart Lindgren tornò al suo lavoro manuale in uno dei numerosi impianti siderurgici della Granges.
Di lavoratori come Lindgren, nel duplice ruolo operai-dirigenti, se ne contano a centinaia nelle aziende d'Europa, e tutti insieme danno vita al movimento verso la democrazia industriale che interessa ormai l'intero continente.
Un aspetto di questa tendenza è la ristrutturazione del lavoro.

operai nel CDA

L'altro, del tutto inedito, è la partecipazione dei lavoratori alla gestione aziendale.
In alcuni paesi la presenza dei lavoratori nei consigli d'amministrazione è prescritta dalla legge.
Nella Germania la figura dell'operaio-dirigente esiste da 25 anni, e gli osservatori ritengono che la bassa frequena degli scioperi in questo paese, un terzo rispetto alla Francia, un quattordicesimo rispetto all'Inghilterra ed un dicianovesimo rispetto all'Italia, sia proprio dovuto in gran parte al rapporto di collaborazione fra lavoratori e dirigenti.
Austria, Norvegia, Svezia, Danimarca, Olanda e Lussemburgo hanno varato leggi che obbligano le grandi imprese a dare ai lavoratori la possibilità di pronunciarsi sulla nomina di alcuni membri del consiglio di amministrazione.

consiglio di amministrazione

Qualche volta questa collaborazione a livello decisionale è stata determinante non solo per i riflessi positivi su profitti e perdite, ma anche per il destino di un'azienda.
Nel 1967 la direzione delle acciaierie Gusstahl di Gelsenkirken, nel cuore della regione industriale della Rhur, annunciò che la fabbrica avrebbe dovuto chiudere per motivi di odine economico.
cinque operai-dirigenti del consiglio di amministrazione rifiutarono di accettare questa decisione senza prendere in esame possibili alternative.
Presentarono prima di tutto un vasto piano di riduzine dei costi; poi proposero la fusione della fabbrica con altre cinque dello stesso gruppo industriale per dar vita ad una nuova società.
La direzione, scettica, sottopose il progetto ad un'agenzia di consulenza che dopo aver esaminato la situazione giudicò valida la proposta. 
La fabbrica fu dunque salvata ed è tuttora in piena attività: -Non saremmo mai giunti a questo risultato- dice un dirigente - se non avessimo da tempo adottato la politica della cogestione -.

 

Anche il Mercato Comune si è dichiarato favorevole alla partecipazione dei lavoratori alla gestione aziendale ed ha proposto uno statuto - che permetterebbe ad ogni impresa operante in diversi paesi del Mercato Comune di seguire norme comunitarie anzichè nazionali - nel quale si specifica che ciascuna società deve avere un consiglio di controllo sulla direzione e che i lavoratori devono essere presenti nel consiglio per un terzo dei seggi e venir consultati sulla nomina di altri consiglieri.
Di solito i lavoratori-dirigenti vengono eletti a scrutinio segreto da tutti i dipendenti della società.
In genere i lavoratori-dirigenti hanno gli stessi diritti e doveri dei rappresentanti dell'azienda e degli azionisti.

La partecipazione degli operai-dirigenti non implica velleità rivoluzionarie ma la preoccupazione più che mai concreta per la sicurezza del posto di lavoro.
Quando in un'azienda le cose vanno male per errori di gestione, sono i lavoratori a pagarne il prezzo più alto con i licenziamenti.
I lavoratori vogliono poter influire sulle decisioni dell'azienda prima di sentirsi dire che sono licenziati.
La partecipazione dei lavoratori alle decisioni aziendali può dar luogo ad una situazione di stabilità vantaggiosa per la gestione stessa e per i rapporti fra capitale e lavoro.
La ricerca dimostrò che il sistema, oltre a dare risultati positivi sulla produttività, instaurava nell'ambiente di lavoro rapporti interpersonali decisamente migliori.

L'autoritarismo derivante dalla struttura gerarchica ed il risentimento che ne conseguiva fra i lavoratori lasciano ora il posto ad una nuova armonia, dovuta ai rapporti più democratici ed informali fra dirigenti ed operai.

 

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