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Se non ci fosse l'Europa

Quando tutte le borse europee subiscono gli effetti del declassamento del rating degli Stati Uniti, la borsa italiana è quella che perde di più, come è quella che recupera meno quando arriva l'annuncio di aiuti dalla BCE.

L'economia italiana stenta a ripartire, certo non siamo i peggiori d'Europa, ma facciamo ormai stabilmente parte di quell'Europa di serie B che non riesce a seguire la velocità di ripresa degli stati più avanzati, primi tra tutti Francia e Germania.

 
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Ormai sono in molti a dire che l'economia italiana necessita di riforme strutturali, ma queste sono annunciate e poi disattese, puntualmente, ad ogni insediamento di un nuovo governo. Abbiamo un mercato dove i monopoli de facto la fanno da padrone e l'Antitrust italiano commissiona multe che, per entità, potrebbero impensierire soltanto un privato cittadino, mentre non fanno nemmeno il solletico alle casse delle grandi aziende multate.

 

Per non parlare, poi, del caso tutto italiano rappresentato dall'AGCOM, l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che più volte ha elaborato normative contorte e poco concorrenziali, che non fanno altro che favorire gli ex monopolisti (leggasi Telecom).

 

Di fronte alla situazione italiana, la BCE ha parlato chiaramente: gli aiuti al mercato e all'economia saranno erogati soltanto se l'Italia soddisferà alcune richieste, tra le quali la liberalizzazione (stavolta reale) di alcuni settori chiave, la privatizzazione di molte aziende ancora a prevalenza pubblica e la messa in atto di riforme che aiutino la ripresa.

 

In sostanza, la BCE ha intimato un vero e pNel pieno della crisi delle borse europee, come al solito roprio programma di governo, serio, razionale e necessario. Ciò che avrebbero dovuto fare i politici italiani, ma che non viene mai portato a termine per la necessità di sottostare a lobby che si arroccano su privilegi di mercato acquisiti ai tempi della prima repubblica e di tangentopoli.

Per fortuna, mi vien da dire, siamo in Europa, altrimenti saremmo ancora nel clientelismo più spudorato.

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