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Il popolo Italiano perde la sovranità

Ieri, sul Corriere della Sera, leggevo di come il Parlamento, per bocca dei due presidenti delle camere, gli onorevoli Fini e Schifani, si fosse opposto ai tagli dei costi della politica. La motivazione era una e semplice, la riassumo così:

"non ci si sta opponendo ad una generale revisione, con conseguente taglio, dei costi della politica, ma al modo in cui si vuole ottenerla. Il Parlamento sovrano non può permettere che ciò avvenga per decreto del Presidente della Repubblica, sarebbe una cessazione della sovranità e dell'indipendenza delle camere".

 

Ora, il Presidente in questione, Mario Monti, aveva deciso di intervenire per decreto perchè si era reso conto che una decisione degli organi preposti al taglio, le commissioni interne di Camera e Senato, non sarebbe avvenuta in tempi brevi, per via delle consultazioni e delle indagini da svolgere.

Tradotto: "le commissioni interne ci mettono troppo a tagliare i costi, dunque agisco io con decreto immediato, sennò qui non si mettono mai d'accordo".

 

Ma c'è un punto sul quale i miei vecchi studi di Educazione Civica, alle medie, mi fanno pensare. Da quel che ricordo, infatti, "un" articolo di quella disprezzata carta che è la Costituzione, dice più o meno così:

 

"L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita eleggendo direttamente i propri rappresentanti nel Parlamento....."

 

Questa frase, "La sovranità appartiene al popolo", secondo me oggi andrebbe cancellata. I politici di oggi non riconoscono alcuna sovranità popolare, esiste soltanto l'indipendenza delle camere e il diritto di fare ciò che più fa comodo, senza dover rendere conto a nessuno.

 

Ne è ulteriore prova il nuovo codice deontologico di "autoregolmentazione" imposto ai fotografi che operano negli ambienti delle camere, ai quali è vietato fotografare i parlamentari in atteggiamenti non inerenti a ciò che è necessario per lo svolgimento dei normali lavori.

In poche parole, coloro che sono stati beccati ad utilizzare l'iPad per visitare siti poco consoni aula, piuttosto che fare mea-culpa, hanno preferito rivolgersi ancora una volta alle commissioni interne, per bacchettare i fotograti colpevoli di averli ritratti in momenti di sollazzo.

Tralascio ogni commento sul fatto che un codice di autoregolamentazione venga imposto.

 

Una solta cosa, però, voglio ricordare a questi signori, che si fregiano dell'appellativo di onorevole: c'è ben poco di onorevole oggi nel mondo della politica, troppo autoreferenziato e dimentico di dover ottemperare ai compiti di rappresentanza popolare.

Se un impiegato viene beccato ad usare Facebook sul posto di lavoro, può essere licenziato. Ancora peggio se viene colto a visitare siti pornografici. Allora perchè non si possono licenziare gli onorevoli?

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