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Nuovi controlli sui bilanci dei partiti, ma non si rinuncia ai rimborsi

La proposta dei partiti di maggioranza, per la regolamentazione e la trasparenza dei bilanci dei partiti, prevede l'istituzione di una Commissione per la Trasparenza, che avrà sede presso la Camera è dovrà vigilare sui bilanci.

 

Di questo organismo faranno parte il presidente della Corte dei Conti, quello del Consiglio di Stato e il primo presidente della Cassazione, ciascuno potrà avvalersi di fino a 2 magistrati appartenenti ai rispettivi ordini giurisdizionali.

 

La proposta prevede che nessuno dei membri della Commissione per la Trasparenza percepisca alcun compenso, inoltre sui siti internet dei partiti e su quello della Camera, dovranno essere pubblicati i rendiconti di esercizio dei partiti entro il 15 giugno.

 

E' poi previsto un divieto di investire il denaro pubblico ricevuto in azioni e titoli che non siano titoli di stato italiani.

 

Di Pietro ha definito questa proposta un "accordicchio", fatto per accontentare l'opinione pubblica, salvare la faccia e non disturbare più di tanto l'operatività dei partiti stessi.

 

In effetti c'è qualcosa che non quadra: in primo luogo non è chiaro il perchè la Commissione per la Trasparenza dovrà risiedere presso la Camera e sia questa che il Senato dovranno provvedere alla sua operatività fornendo il personale di segreteria.

 

In seconda istanza non è chiaro perchè si sia scelto di formare la Commissione con personalità, sì di spicco, ma comunque appartenenti al mondo della politica.

Qualcuno potrà obiettare che le cariche citate sono al di sopra di ogni sospetto, ma personalmente preferirei avere un organismo di livello europeo in grado di vigilare sui partiti, almeno finchè non venga fatta una riforma della Giustizia che isoli completamente i magistrati dal potere politico e dalle aspirazioni politiche.

 

Infine, e qui viene il tasto più dolente, non si fa alcuna menzione alla rinuncia ai finanziamenti, nè viene riformato il sistema di assegnazione dei fondi.

Come a dire "più regole, ma i soldi li vogliamo e non un centesimo meno di quello che ci spetta".

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In Europa esistono sistemi di finanziamento dei parititi molto più democratici di quello italiano, sistemi in cui i rimborsi previsti sono rapportati alle spese sostenute (che devono essere certificate) durante le campagne elettorali.

Nel nostro paese i partiti non ci pensano minimamente a suggerire un sistema di certificazione della spesa che permetta di legarvi i rimborsi. Francamente la cosa puzza.

 

I parlamentari più coraggiosi si sono difesi affermando "se si tolgono i finanziamenti, fallirebbero tutti i partiti, poi c'è il rischio di finire in mano alle lobby"...

 

Ah, quindi finora non siamo stati in mano alle lobby? Chiamatele caste, chiamatele circoli a numero chiuso, club ristretti, ma a mio parere ci sono almeno tre lobby che fanno ciò che vogliono in Italia: politici, magistrati, liberi professionisti.

 

Mi tornano in mente i vari servizi delle trasmissioni come "Striscia la Notizia" e "Le Iene", quando parlano di manifesti elettorali illegali, affissi in zone in cui è vietata l'affissione e per questo multabili.

Nessun partito ha mai pagato quelle multe che ammontano a milioni, nessun Comune si è mai sognato di riscuoterle.

Non vorrei che i partiti inserissero nei rimborsi anche i costi delle multe da pagare, così da farle pagare ai cittadini che pagano le tasse. Si tratta di un'ipotesi completamente illogica, ma ormai non mi stupisco più di nulla.

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