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Rovinato da Equitalia

 

«Equitalia mi ha rovinato la vita: ho pensato anche al suicidio». Davide Romanelli, 34 anni di Voghera, vive un incubo da circa un anno e mezzo dopo che Equitalia gli ha notificato pagamenti per circa 260mila euro che sono destinati a crescere per gli interessi.

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A gennaio del 2012 è stato notificato un atto di pignoramento (circa 260 mila euro) verso terzi quando Romanelli era dipendente dell’Esselunga. All’inizio pensava fosse un errore, poi ha cominciato ad informarsi. Tramite il proprio commercialista è partita la ricerca per capire chi richiedeva una somma così ingente, ora l’avvocato Federico Contardi, che lo segue da un paio di mesi, sta verificando le 26 cartelle esattoriali.

Il debito deriva da una società informatica, «il Pool sas» costituita il 14 maggio del 1998, nella quale Romanelli risultava socio di capitale con il fratello Mauro. L’azienda ha avuto difficoltà e nel 2000 aveva chiuso.

Cosa accade quanto una società accumula debiti con l’agenzia delle entrate?
L’agenzia stabilisce una sanzione, ma anche se una società chiude il debito rimane e Equitalia eroga tutte le notifiche.

Romanelli sostiene che Equitalia non gli avrebbe mai notificato le cartelle in quanto è stato residente per lavoro a Palermo per 5 anni (dal 2004 al 2009), quindi sarebbe stata sbagliata la destinazione delle notifiche esattoriali. «Equitalia sta cercando di rovinarmi la vita – accusa Romanelli - Mi hanno portato via soldi, lavoro e famiglia. Non avevo potere di firma nella società e non ho mai ricevuto le cartelle».

Di fatto «il Pool sas» ha cessato di esistere nel 2000, ma la partita Iva non è mai stata chiusa sebbene la società fosse inattiva. «Se devo 250mila quanto avrei dovuto incassare con la società? Certe cifre non sono mai girate: che vadano a vedere i conti correnti. Dovevano rivalersi su di me solo sul capitale versato che era di 1250 euro».

Di pari passo con il lavoro iniziano anche i problemi personali, con la separazione dalla moglie. «Sto divorziando da mia moglie Denise: se non ci fosse stata mia zia sarei stato in mezzo ad una strada. Nessuno credeva più in me perché pensavano che fossi al corrente di questa storia, ma io non ho mai firmato nulla ed ero all’oscuro di tutto. Sono stato da una psicologa e da vari medici, mi sono anche licenziato dall’Esselunga nel 2012. Da 1000 euro me ne avevano tolti duecento (il pignoramento del quinto dello stipendio), mi rimanevano pochi soldi per mangiare.

Ho iniziato a lavorare a progetto a Milano e nel frattempo hanno distrutto il mio matrimonio». Ora la moglie Denise vive nella villetta a Torremenapace, Romanelli vive con sua zia. «Mia moglie è stata l’unica persona che mi è stata vicina. Avevamo dei progetti: mi è crollato il mondo addosso.

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