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LETTERA DI NATALE AD ENRICO LETTA

Buon natale sig.Letta, parassita del consiglio

«Mangeremo il panettone anche l’anno prossimo». L’abbiamo sentita tutti l’auto – esaltazione del capo del governo italiota. Tuttavia quasi nessuno sa dove e in quale contesto è stata pronunciata la puttanata natalizia.

 Ve lo dico io il posto : palazzo chigi, piazza Colonna, 370 in Roma. Per l’esattezza.

E vi spiffero anche il suggestivo contesto e il tipo di uditorio della puttanata : discorso natalizio 2013 davanti ai dipendenti del suddetto palazzo chigi. Mi pare di sentire il benevolo urlo che meritereste dalla curva sud, se fossimo all’olimpico: a li mortacci vostra!!

L’unica assemblea a cui si possono proclamare simili scemenze infatti è quella dei boiardi di palazzo, oliati e foraggiati ogni anno con bonus e privilegi di ogni genere. L’ultimo dei quali è di pochi giorni fa : premio di “produttività” (parola che devo racchiudere tra virgolette, occupandomi da sempre per lavoro di produttività vera) intorno ai 30.000 euro, da aggiungere a stipendi che si aggirano intorno ai 180.000 euro / anno. (per saperne di più, cercare cosa hanno scritto a proposito su Repubblica, Federico Fubini e su Il Giornale, Franco Grilli).

I boiardi di palazzo hanno applaudito beneauguranti anche per l’anno prossimo e gli anni a venire, nei secoli dei secoli amen. Non tanto per il parassita del consiglio attuale, ma perché sempre ce ne sia uno, e possa continuare a fare quello che quest’anno è toccato a letta, del dinosauro del colle tale napolitanescu, attuale delfino, e in passato fedele bau-bau di calibri dello statalismo e del bene comune, all’andreatta e alla romanzo phrodi.

Ora, gentile parassita del consiglio letta, la devo chiamare così, perché il dizionario italiano mi impedisce diversamente.

Ho letto col fiato sospeso le 5 paginette del CV sul suo sito ufficiale. Ho trovato traccia di esperienze lavorative e didattiche : 10 righe in tutto su 5 pagine. 6 di queste 10 righe riguardano attività di insegnamento già concluse, le altre 4 sono riferite a due incarichi ancora in corso, uno come advisor (SpencerStuart) e uno come segretario generale (Arel).

Non le chiedo come fa ad avere altri incarichi oltre a quello di parassita del consiglio. In un paese normale si direbbe : delle due l’una – o gli incarichi non governativi sono una stupida dimenticanza di aggiornamento del suo cv on line, oppure l’incarico governativo è un riempitivo. Questo in un paese normale, of course. Ma in itaGlia ai parassiti il numero di incarichi non fa differenza.

Eppure lei per il 2012 ha dichiarato un misero reddito poco sopra i 100.000 euro / anno !! roba da funzionario del Credito Artigiano di Velletri, e nulla più !! nullatenente, appunto. Neanche uno straccio di utilitaria, di bagnarola a vela o motore ormeggiata a Marina di Pisa, 30 mq. di un monolocale ar testaccio, o un mini-box alla bovisa per parcheggiarci due bici. Nulla di nulla, povero in canna, il nostro parassita del consiglio. Ma i parassiti si sa, tutto sono tranne che imprevidenti. Per tempo anche lei ha prevenuto il letale rischio che prima o poi, qualcuno sulle cui spalle si è vissuto e prosperato, possa volere indietro il malloppo con annessi interessi. Ha fatto bene, sig. parassita. In fondo anche tra i parassiti aleggia lo spirito del buon padre di famiglia. E allora meglio non intestarsi niente.

Dal 1966, famoso per il fenomeno Beatles, anno in cui lei, sig. parassita del consiglio, è nato, ha cominciato come tanti piccoli e insignificanti aspiranti parassiti, dalla periferia. Nel 1990 infatti a soli 24 anni lei era già consigliere comunale della gloriosa città di Pisa, che ha dato i natali a ben altri cittadini illustri. E mentre lei allora parassita locale,  assaporava già il tepore degli scranni del palazzo comunale, trovava pure il tempo per studiare e acciuffare il suo straccio  di laurea. Si sa che in politica, gli studi hanno la loro valenza.

Non voglio far venire le coliche renali e la diarrea a nessuno di quelli che mi leggono, elencando la rimanenza delle sue eroiche gesta. Possono essere consultate direttamente sul web, da quelli che vogliono farsi male anche sotto natale.

Voglio invece rivolgermi a lei, guardandola direttamente negli occhi e parlandole a dieci centimetri da quella faccia insignificante e lugubre che si ritrova, che mi ricorda tanto quella di un gerarca nazista di nome Heinrich Himmler, che a differenza sua, almeno aveva il coraggio di non definirsi affatto benefattore e operatore per il bene comune, ma semplicemente nazista. Mentre lei è un miserabile parassita della tirannia demoKratica.

Sa cosa le voglio dire a proposito del suo spocchioso augurio natalizio fatto ai parassiti di palazzo chigi ? che lei con 4 parole è riuscito a concentrare due cazzate. Un vero fuoriclasse.

La prima cazzata è il verbo mangiare da lei usato. Infatti i parassiti non mangiano. Il cibarsi è nobile bisogno umano,  giovamento del corpo e godimento per lo spirito. I parassiti invece possono solo succhiare, per tutta la loro insulsa esistenza. Mangiare è un atto conseguente alla fatica e al lavoro, robe da gente comune insomma, argomenti che lei non ha mai conosciuto, avendo scelto per professione di fare il parassita, tentando con qualche successo di essere scambiato per benefattore col portafogli altrui. Beoti elettori del nulla !!

La seconda cazzata : panettone. I parassiti conoscono il sangue, non mangiano e quindi non possono gustare il pregiato prodotto milanese, frutto di inventiva e passione tutte meneghine. I parassiti possono solo succhiare, succhiare il sangue delle proprie vittime, appunto.

Se lei fosse un uomo normale, e non uno schifoso parassita, o avesse ancora memoria delle sue indicative frequentazioni giovanili dell’oratorio e dei giovani cristiano–democratici europei (1991 – 1995) si sarebbe fermato un attimo prima di proclamare la sua dose di cazzate natalizie, perché il natale chiede a tutti soltanto di essere buoni.

Essendo lei ignaro come uno stolto, dei giorni che le restano, giorni che il buon Dio regala a ciascuno nella misura prestabilita e secondo la sua infinita misericordia per poterci convertire, si è presentato ai dipendenti di palazzo chigi, sproloquiando del futuro suo, del suo governo. Non la sfiora il dubbio che stanotte stessa la morte potrebbe rapire la sua vita ? E che già l’anno prossimo, di lei potrebbero ricordarsi al massimo solo il suoi cari, al 2 novembre ? Nessuno dubbio ovviamente. Gli stolti non ne hanno mai.

Se lei non fosse uno stolto, si farebbe piuttosto accompagnare ai cancelli di qualche fabbrica chiusa, non ha che l’imbarazzo della scelta da sud a nord, a fare gli auguri agli operai che da mesi stanno al freddo, non mangiano il panettone da molti natale, e non mangeranno più nulla tra poco. Mentre lei pensa già al panettone dell’anno che verrà, inqualificabile deficiente che  non è altro.

Se lei non fosse uno stolto, si recherebbe presso la famiglia di uno dei tanti ormai, che attaccandosi un laccio al collo, l’ha fatta finita per troppe tasse e troppo stato, tipico prodotto dei parassiti come lei. E presso quella famiglia forse scoprirebbe, anche da inqualificabile parassita qual è, che per questo natale e per tutti i rimanenti, quelle desolate anime e quegli occhi spenti, non pensano affatto al panettone, come invece fa lei, ma smarriti soffrono per il proprio papà, il marito, il fratello che si è tolto la vita, straziati dall’amore di cui non possono più godere.

Se lei non fosse un miserabile, pari solo ai suoi scherani di palazzo e giannizzeri di partito, si recherebbe in qualche parco cittadino di periferia, e invece di pensare al panettore e augurarsi di mangiarlo anche l’anno prossimo, imparerebbe a rovistare tra i rifiuti insieme ad ombre ricurve fatte di pelle e di ossa, rifiuto anch’esso della società che lei e i suoi colleghi di palazzo, avete messo in piedi.

Se lei . . . , se lei . . ., se lei . . . !!

La ringrazio nonostante tutto, di esistere e di continuare ad apparire in televisione. Mi aiuta a fare memoria personale dei giorni che ho vissuto e di quelli che mi restano e di cui non conosco l’ammontare, ma che dedicherò anche se non lo faccio di professione, a smascherare e coprire di vergogna, i parassiti come lei. E che i suoi figliuoli, consorti (quella di adesso, quella che fu, ed eventualmente pure quella che verrà) i suoi congiunti e cari possano essere raggiunti dalla vergogna di appartenerle e di averla conosciuta.

E che le vittime della crisi, quelli che si sono suicidati e quelli che hanno in animo di farlo, possano tenerle compagnia per tutte le notti che le restano, durante gli incubi e la paura che sentitamente le auguro. A lei e a tutti i suoi cari e congiunti, colleghi di palazzo e di partito a partire dal dinosauro del colle, il suo protettivo nonnetto.

Che i giovani parcheggiati all’università, i pensionati con la minima, gli esodati, i cassintegrati, i commercianti che hanno chiuso bottega, gli artigiani e gli imprenditori falliti, i senza lavoro e i senza speranza possano consegnarle tutti insieme e presto un vero panettone, l’unico che lei merita :  uno sputo in faccia collettivo. A lei e alla categoria che rappresenta da par suo : i parassiti.

La ringrazio di essere sempre presente nelle case, nei bar, nelle piazze, attraverso l’unico mezzo con cui si può ancora presentare agli italiani : il video. Se ne stia riparato dietro a quello schermo, protetto bene le raccomando, dalla sua scorta in divisa e mitraglietta, rinchiuso tra le lamiere della sua auto blindata come i filetti di sgombro sott’olio nelle scatolette di banda stagnate, intervistato dall’esercito di pennivendoli dei giornaloni sussidiati, attorniato dai boiardi di stato suoi colleghi e dalla corte dei miracoli, da cui lei stesso proviene.

A differenza del vangelo secondo i parassiti che lei proclama per fede “mangeremo il panettone anche l’anno prossimo” le dedico per questo natale 2013, le parole del vangelo di Luca, che come si sa è ben altra parola, Parola del Signore. Se la metta sul comodino e se ne faccia copia da portare in tasca. E ogni volta che si corica e si alza, la legga. E ogni volta che sta per aprire bocca, la rilegga ancora. Vedrà che l’unica cosa che le restera da fare è tornarsene, finchè fa in tempo, a cercare un lavoro e vivere come tutte le persone normali, smettendola lei e tutti i suoi colleghi di fare i prepotenti travestiti da benefattori. AMEN.

Dal vangelo secondo Luca – 12, 16 – 21

«La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».

 

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