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LA COLPA DEL DISASTRO UE NON E' DEI BUROCRATI MA DEI POLITICI

''Non ha senso dare la colpa ai burocrati e ai tecnici perche' la vera colpa, se in Europa non si fa politica, e' dei politici''. Cosi' il senatore del gruppo Grandi Autonomie e Liberta', Giulio Tremonti, al termine dell'informativa del premier Matteo Renzi, nell'Aula al Senato, in vista del Consiglio Europeo.

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''Con la crisi - ha spiegato - la storia ha fatto uno dei suoi improvvisi tornanti. La crisi ha marcato per l'Europa la fine sostanziale dell'eta' coloniale. Prima, l'Europa era protetta dal G7, un corpo politico che rappresentava appena 700 milioni di persone, ma tutto il movimento geopolitico del mondo andava comunque dalla periferia verso il centro. Ora non e' piu' cosi'. Nel mondo l'Europa rappresenta il 5% della popolazione, il 25% della produzione, il 50% dell'assistenza. Cosi' non puo' continuare. L'Europa non puo' produrre piu' deficit che prodotto interno lordo. Questo vale per tutti e non solo per l'Italia. Per questo l'Europa deve riorganizzarsi come continente, con serieta' sopra, al livello dei pubblici bilanci europei, ma anche con solidarieta' sotto.

Non esiste austerita' senza solidarieta'. L'ultimo semestre italiano fu nel 2003 e qui furono proposti gli eurobond. Sempre a proposito di solidarieta', fu in quel semestre che la presidenza italiana concesse alla Francia e alla Germania la deroga alle ''sanzioni'', un passaggio fondamentale per cui la Germania ha potuto fare le sue necessarie riforme. Senza quelle riforme oggi non sarebbe il paese che e'. Dell'Italia parleremo nei prossimi giorni, ma qui prendo atto che parlando Renzi di aumento al 26% della tassazione sulle 'transazioni finanziarie' esclude l'aumento sui depositi e sui conti bancari e postali, che certo non possono essere definiti come 'transazioni finanziarie'''.

"Tremonti ha detto che se l'Europa non funziona non e' colpa della burocrazia europea ma della politica che non ha saputo fare il suo mestiere. Sono d'accordo, e' un dato di fatto reale" ha detto Matteo Renzi nella replica al Senato.

 

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