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Equitalia potrebbe scomparire prima dell'estate

Il sito laleggepertutti, ha pubblicato un articolo secondo il quale il governo starebbe accelerando la chiusura di Equitalia, per mezzo di una riforma inusualmente rapida, che potrebbe avvenire già nelle prossime settimane, e concludersi prima dell'estate.

 Da quanto si era saputo sino ad ora, la riforma sarebbe dovuta partire a settembre e svolgersi nell'arco del prossimo anno. Ma sembra che la cartella comminata a Renzi abbia avuto poteri miracolosi e abbia aperto gli occhi a tutta una schiera di politici.


La riforma della riscossione esattoriale, e con essa di Equitalia, potrebbe già essere compiuta prima dell’estate.

Il cambiamento della struttura del fisco, che secondo gli iniziali programmi doveva essere compiuta non prima di settembre, sembra ora occupare l’agenda del governo per le prossime settimane.
In soldoni, potrebbe accadere che, prima di andare in vacanza, Equitalia dovrebbe scomparire e, al suo posto, ci sarà una nuova realtà a gestire completamente l’invio ai contribuenti delle famose cartelle di pagamento e a procedere, successivamente, coi pignoramenti. La sostanza non cambia, dunque, per chi si era illuso che con l’eliminazione di Equitalia lo Stato avrebbe rinunciato ai propri crediti, tramite la tanto agognata Amnistia fiscale.

chiusura di Equitalia già nel 2016

Sul tavolo delle ipotesi elaborate dei tecnici di palazzo Chigi compaiono quattro soluzioni diverse, che verranno analizzate insieme ai sindacati dei lavoratori attualmente impiegati presso gli sportelli di Equitalia (vero e proprio nodo, a quanto sembra, prima della ristrutturazione).

La prima soluzione – che al momento sembra maggiormente preferita dalle parti sociali e dal Governo- è quella della fusione tra Agenzia delle Entrate ed Equitalia in un unico organismo.

Ma c’è anche la ipotesi della costituzione di un’autorità indipendente, di una società pubblica, ma con una autonomia economica maggiore ed, infine di una realtà controllata direttamente dal ministero dell’economia.

Qualora dovesse passare l’idea del connubio Equitalia-Entrate, l’Agenzia dovrebbe ospitare, al suo interno, un organico di ben 8.500 dipendenti. Con tutti i problemi che da ciò deriverebbero in termini di legittimità dell’assunzione. Questo perché Equitalia, come noto, è una società privata, mentre l’accesso ai posti pubblici (quelli dell’Agenzia delle Entrate) è consentito dalla Costituzione solo mediante concorso (l’articolo 97 della Costituzione, all’ultimo comma, così recita: «Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge»).

Il personale di Equitalia, dunque, verrebbe assunto senza un bando, una graduatoria, una verifica e una prova selettiva insieme a tutti quei disoccupati che, da anni, attendono un concorso per inserirsi nelle schiere dei pubblici dipendenti. Insomma, una situazione di privilegio che non può essere giustificata nel nostro ordinamento. Con il rischio di dover poi dichiarare illegittime le nomine senza concorso, così come è già avvenuto, lo scorso inverno, per i famosi funzionari dell’Agenzia delle Entrate promossi a dirigenti “motu proprio”.

Di fronte a questa perplessità del passaggio, senza concorso, di dipendenti privati nella pubblica amministrazione, i tecnici del governo hanno dalla loro un precedente e ritengono che attraverso una legge che disciplini la situazione non ci siano profili di violazione del dettato costituzionale. Ma il Parlamento, si sa, ha spesso creato soluzioni non condivise dalla Corte Costituzionale. Specie in ambito lavoristico.

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